Ave Cesare, il Lazio ti saluta

Dopo la finale olimpica, Stefano Cesare torna a Roma. Per il fischietto olimpionico arrivano riconoscimenti da tutta Italia e, ora, si riparte con la nuova stagione

Un nome, una garanzia: Stefano Cesare, reduce da un'Olimpiade da sogno, è appena tornato a Roma. Il fischietto romano (d'adozione ndr), in queste settimane, si è goduto il successo e un po' di meritato relax. Per lui, la direzione del match tra Francia e Polonia è stato il "diamante" sulla torta di un torneo olimpico in cui l'Italia è stata protagonista assoluta, in campo e non solo. Per il Responsabile Regionale Ufficiali di Gara del Lazio non era certo la prima esperienza in partite importanti, ma confermarsi ad altissimi livelli non è mai scontato e Cesare è uno dei direttori di gara più affidabili a livello internazionale da circa 20 anni. Per lui, si trattava della terza finale olimpica, la prima sul cemento. Infatti, Stefano aveva già diretto le finali di beach volley delle Olimpiadi di Atene nel 2004 e di Pechino nel 2008, rispettivamente tabellone femminile e maschile. Insomma, 3 finali olimpiche in due sport diversi per una carriera che vuole ancora arricchirsi di nuove esperienze. Cesare è un vero e proprio motivo d'orgoglio per il Comitato Regionale FIPAV Lazio e, proprio per questo, abbiamo deciso di raggiungerlo telefonicamente una volta tornato a casa.

"Diciamo che qualcosa ho fatto come arbitro (ride ndr), ma le Olimpiadi sono sempre il massimo possibile e averla diretta nel migliore dei modi mi rende felice e orgoglioso".

Prima che partissi, sospettavi che avresti potuto arbitrare la finale olimpica?

"Diciamo che i pianeti si devono allineare. E' un'opportunità e ci sono diversi fattori in gioco. Però ti assicuro che in nessun modo un arbitro può aspettarsi una finale. Non si va a una competizione con l'idea di arbitrare l'ultima partita, è proprio sbagliato nella mentalità dell'arbitro. Il mio obiettivo era arrivare nelle migliori condizioni psicofisiche. Sicuramente volevo fare una partita importante. Avevo iniziato l'Olimpiade arbitrando Brasile-Polonia e poi ancora USA-Polonia, sempre da primo arbitro. A quel punto, speravo comunque che l'Italia vincesse, prima di tutto sono un tifoso, ma quando gli azzurri sono usciti, avevo capito che c'erano delle possibilità. Poi, su Whatsapp, è arrivata la notizia della designazione, quella designazione che rimane nel curriculum. Sarei stato contento a prescindere del torneo, ma la finale impreziosisce.

Una volta tornato hai iniziato a girare l'Italia e a ricevere tanti riconoscimenti

Sì, mi sto godendo questo momento. Stanno accadendo una serie di cose e ne sono molto felice. Ho ricevuto la cittadinanza onoraria di Motta San Giovanni, in Calabria, il paese d'origine di mia moglie. Il 2 novembre andrò a Vitulano, il comune d'origine della mia famiglia, in provincia di Benevento. Mi ha scritto direttamente il Sindaco, ma non so precisamente cosa succederà. Invece, martedì scorso ho festeggiato a Isernia, la città dove sono cresciuto, dove ho trascorso la mia adolescenza e i primi fondamentali anni della mia vita arbitrale. Ringrazio Piero Castrataro, il Sindaco e tutta l’amministrazione per aver organizzato questa serata dedicata a me ed alla mia storia nell’ambito degli eventi del Settembre Isernino. Grazie anche a Vincenzo Ciccone, il database del volley isernino e non solo. E, soprattutto, devo ringraziare tutti coloro che hanno partecipato perché è stato bello ripercorrere insieme quasi 40 di vita: dagli esordi fino ad oggi.

Il Comitato è molto legato a te, immagino sia reciproco

Io mi ritengo romano d'adozione, sono qui dal 1989. Il rapporto è iniziato già in quegli anni e si è solidificato poi dal '90. Dal 2007 sono responsabile arbitri del Lazio e la mia parte di carriera col Comitato è stata importante. E' un rapporto solido che non finirà. Non rinnego le mie origini, ma sono proiettato su presente e futuro; Roma mi ha dato opportunità enormi. Inoltre, al Presidente Burlandi mi lega un rapporto d'amicizia trentennale.

Che nasce quando?

E' un rapporto che risale ai tempo in cui lui giocava a pallavolo da palleggiatore. Ci siamo conosciuti sul campo, mio fratello arbitrava la sua squadra e io arbitravo. Dopo abbiamo collaborato, ma Andrea è veramente un amico oltre che il Presidente del Comitato e abbiamo condiviso molti successi.

E ora, cosa ti aspetta?

Continuerò ad arbitrare. Continuo perché inizio la mia 39esima stagione, la 26esima in Serie A. Vorrei arrivare alle 600 partite arbitrate nella massima serie. Sono ancora in uno stato fisico e mentale ottimale per cui mi diverto, ho entusiasmo e continuo. Voglio dimostrare a me stesso di poterci stare, almeno per ora, i risultati sono buoni. Io mi diverto proprio sul campo e il fatto che le aspettative su di me siano altissime, non fa che stimolarmi. Voglio dimostrare di valere.

Questa visione della pressione è molto interessante

Tutti i grandi obiettivi passano attraverso una pressione enorme. Questo per me è sempre stato uno stimolo. Negli anni ho imparato a gestirmi e ad arrivare preparato qualsiasi fosse il momento importante. Soprattutto, ho imparato a mantenere uno standard elevato in ogni prestazione. Gli aspetti psicologici sono predominanti rispetto a quelli tecnici. E' una prospettiva particolare che mi appartiene e che molti considerano strana. Forse è questo che mi dà quel quid in più che spesso manca. Secondo me è un aspetto importante e molti lo sottovalutano.

Le parole del Presidente Burlandi

"Siamo molto soddisfatti che abbia potuto coronare una carriera sempre in crescendo. Nello specifico, riteniamo che Stefano abbia, oltre alle spiccate doti arbitrali, anche delle importanti doti dirigenziali. Infatti, ha inciso in maniera importante in tutti questi anni - da fiduciario prima, da commissario poi - predisponendo progetti innovativi per la crescita degli arbitri della Regione. Le tante promozioni dei nostri arbitri nelle massime categorie e i risultati ottenuti in termini di finali, attività internazionali e riconoscimenti è dovuto anche all'impegno di Stefano come commissario arbitri regionale". 

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