Quella di Simonetta Avalle è un’eredità da non disperdere, una visione avanguardistica che le ha permesso di scrivere pagine della storia dello sport.
Lungo il suo percorso, partito da Tor Sapienza, la Signora del Volley ha girato il mondo, incontrando le personalità più importanti del mondo della pallavolo. Ognuna di loro, come dimostrato dall’infinità di messaggi inviati in sua memoria, ne conserva un ricordo speciale. Durante quel cammino poi, sono nate amicizie vere, uscite fuori dalle palestre a testimonianza della grande persona che è Simonetta Avalle.
“Oggi non parlo in veste di dirigente – ha raccontato Luciano Cecchi, vicepresidente FIPAV – ma parlo in veste di amico, di persona che ha fatto un percorso insieme a lei. Siamo partiti insieme negli anni ’70 quando a Roma le società erano ancora poche. Ero alla Gerini quando lei, insieme a Gianni, creò Tor Sapienza e facemmo quel percorso da tecnici insieme, uniti da una grande passione e poi da una bella amicizia. Lei è stata una grande in tutti i sensi, diede vita ad un vero e proprio modello che la portò a vincere scudetti giovanili fino allo sbarco in Serie A con la prima grande squadra romana. Per la pallavolo italiana, laziale e romana è una grande perdita e lo dimostra la grinta con la quale, anche negli ultimi tempi, ha continuato a combattere, sempre a favore della pallavolo e dei tanti giovani che ha cresciuto, portandoli ad alti livelli. Sono momenti difficili e non è semplice dire tante parole, ma quello che conta è il ricordo di una persona che ha dedicato la sua vita alla crescita sportiva e umana dell’altro. Non dimenticherò gli incontri con lei e Gianni nel corso dei grandi eventi internazionali, al di là della manifestazione, era come se riuscissimo a creare, ovunque fossimo, un nostro spazio. Il contatto in questo girovagare è stato continuo, la sua voglia di crescere era incredibile proprio come la sua capacità di dare considerazione e rispetto a tutti coloro che le stavano intorno”.
Tanti anche i tecnici che sono riconoscenti a Simonetta per i suoi insegnamenti, tra questi, c’è sicuramente Pasquale D’Aniello, tecnico federale delle nazionali giovanili femminili e che, alla fine degli anni ’90, ha incrociato il suo percorso con quello della Signora del Volley al Centro Ester Pallavolo: “Mi chiamava il suo fratellino. Non abbiamo solo lavorato insieme, con lei era nata una grande amicizia. Abbiamo sempre continuato a vederci e frequentarci. È difficile riassumere tutto, quando ho ricevuto il messaggio di Gianni ho provato una tristezza infinita. Probabilmente con lei finisce una parte della mia vita, finisce una certa pallavolo. Adesso sarà complicato andare avanti. Lei c’era sempre, ogni manifestazione, ogni torneo, ovunque fossimo. Con lei ho fatto un salto di qualità notevole e non mi scorderò mai il rapporto alla pari che volle instaurare da subito. Lei era l’allenatrice della prima squadra al Centro Ester e per me era un mito. La prima volta che la incontrai in palestra la chiamai professoressa e lei mi rispose: aoh ma quale professoressa. Io sono Simonetta” ha ricordato D’Aniello. “Lei ci lascia un’eredità importante e rimarrà un esempio rarissimo di gentilezza, cortesia e cordialità. È stata la donna che ha proiettato la pallavolo nel futuro, è stata una traghettatrice storia. Spero che riusciremo a non disperdere il suo insegnamento e a farlo conoscere ai giovani che praticano il nostro sport in modo che sappiano chi è Simonetta e cosa ha dato”.
Tra le storie più belle, c’è sicuramente quella scritta a due mani con Manuela Leggeri. Fu proprio Simonetta a credere in lei e lanciarla sull’Olimpo della pallavolo fino a quello storico titolo mondiale vinto a Pechino nel 2002, indossando fieramente la fascia di capitano. “Per me lei era tutto: è stata un faro, una mamma, la persona che ha creduto in me” ha confessato Manuela Leggeri. “Viene a mancare un pezzo importante della mia vita. Sappiamo tutti chi era, chi è e chi sarà sempre Simonetta, la Signora del Volley. Lei è stata sempre al mio fianco sia nei momenti belli sia in quelli brutti…e non parlo solo di volley, ma di vita”.